Il mondo IT è stato fortemente condizionato ultimamente dalla realtà virtuale che trova ampio spazio in differenti contesti.
Il mondo IT è stato fortemente condizionato ultimamente dalla realtà virtuale che trova ampio spazio in differenti contesti. Il primo segno tangibile, in generale, è la presenza dei cloud, ma anche le chat possono celare una figura virtuale “umanizzata”. Si può tranquillamente affermare che i vantaggi della virtualizzazione e delle virtual machines superano di gran lunga gli svantaggi.
Non è dunque raro avere a che fare con una macchina virtuale inserita in applicazioni che però necessitano di analisi approfondite poiché presentano molti pregi, ma anche qualche punto di criticità che è opportuno considerare.
Bisogna stare attenti a non confondere la realtà virtuale con le macchine virtuali, le quali rappresentano solo una parte di questo innovativo mondo “irreale”.
E’ importante capire cos’è una macchina virtuale, a cosa serve e quali sono i vantaggi delle virtual machines per le aziende.
Quando un’applicazione di qualsiasi genere riesce a emulare in modo fedele l’uomo oppure una macchina fisica vera e propria, allora si può parlare di virtual machine. Questa si avvale sicuramente di una parte materiale (hardware) e di una immateriale (software o hypervisor) e proprio quest’ultima rappresenta il “cervello” in grado di muovere e condizionare il comportamento della macchina virtuale, compresa la gestione allargata di altre componenti.
Ci sono tante soluzioni per strutturare un determinato lavoro con queste, però quella più gettonata prevede una macchina realmente esistente (fisica) che comanda più macchine virtuali in linea: in questo caso si parla di virtualizzazione naturale o nativa (ad esempio di un server).
Spetta all’hypervisor il compito di creare delle macchine virtuali attingendo dalle risorse fisiche in modo che possa poi crearsi un sistema di hardware virtuale con attitudini di stoccaggio dati e di rete in modo che si stabiliscano postazioni autonome capaci di eseguire applicazioni e operazioni. Esistono differenti tipologie di virtualizzazione, da quella nativa (appena descritta sopra) a quella emulativa, da quella paravirtuale a quella del solo sistema operativo, molto utilizzata per essere una soluzione facile da implementare e snella.
Un vantaggio dei server virtuali riguarda la portabilità: da qualsiasi parte è possibile accedere e operare senza problemi.
Se assimiliamo la virtual machine ad un vero e proprio PC, si intuisce facilmente il suo impiego, che è del tutto simile a quello di un computer:
Gli usi possono essere davvero variegati e molteplici. Ecco alcuni esempi.
Potrebbe essere il motivo principale della virtualizzazione per molti. In questi casi la macchina presente fisicamente viene sfruttata al massimo possibile per poter poi “alimentare” anche le postazioni virtuali, al fine di una chiara ottimizzazione dell’infrastruttura e del costo richiesto per il suo acquisto.
In tale contesto è come se le risorse venissero consolidate da parte di un’azienda che può beneficiare della piena potenzialità dell’hardware disponibile, utilizzandolo a favore di server, cloud, data center e altri servizi proposti dal provider.
Risulta necessario calcolare bene il proprio fabbisogno in quanto vi è un limite fisico: la macchina virtuale, attingendo risorse da quella fisica, non può richiedere risorse maggiori rispetto a quelle garantite da quest’ultima.
La gestione delle virtual machines va dunque ponderata in base ai carichi di lavoro ad esser destinate, evitando sovraccarichi, picchi e bruschi rallentamenti. Qualora questi fossero inevitabili, sarò il sistema che dirotterà il carico di lavoro sulla macchina meno scarica (ad esempio il server) in modo da ripristinare l’equilibrio e la costanza di funzionamento.
Quando si sviluppa un nuovo software è necessario testarlo e vedere gli effetti di una eventuale modifica. Uno dei vantaggi delle virtual machines è la ripetibilità, ovvero il fatto che le macchine sono tutte uguali (si possono creare così fin da subito). Una modifica software, ad esempio, è possibile estenderla indistintamente a tutte le postazioni con il vantaggio di vedere, in tempo reale o quasi, gli effetti generati. Inoltre, qualora il software da testare dovesse dare esiti negativi, non si andrà a intaccare postazioni fisiche. Le virtual machines consentono una velocizzazione dei processi di test informatici, preservando, quindi, l’integrità dell’hardware.
Con lo stesso principio è possibile collegare virtualmente diverse macchine ad una centrale fisica e testare sistemi operativi diversi, software, programmi e applicazioni, ricevendo così dei feedback immediati e utili per condurre ulteriori sviluppi.
Creare una virtual machine richiede indicativamente un tempo non troppo diverso da quello richiesto per la configurazione di un vero e proprio server, ma la sua immagine diviene ripetibile all’infinito in modo da poter riconfigurare molto rapidamente il tutto su una macchina fisica.
Oggi, davanti al fenomeno del disaster recovery, le virtual machines rappresentano un’ancora di salvezza importantissima e, spesso, determinante per il futuro di un’azienda e per la salvaguardia dei dati in suo possesso. Sistemi virtualizzati garantiscono infrastrutture più leggere e più facili da mantenere, ma al tempo stesso anche più difficili da attaccare dall’esterno. In caso di ripristino puoi stare quasi sicuro che troverai tutti i tuoi dati sui server virtuali.
La trasformazione digitale transita nella direzione della virtualizzazione. Ciò consente l’ottenimento di molti vantaggi che si generano prima alle aziende e poi al cliente finale, il quale ritrova sul mercato soluzioni e software più sicuri e affidabili.
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